venerdì 30 aprile 2010

L'Anima della Terra - Parte II (Le Storie Infinite - Parte III e IV)

Le ali nere avvolgevano la creatura. Il rigetto da parte della Terra era troppo forte per essere ignorato. Doveva spostarsi. Immediatamente.
Rantolando, la vista ancora annebbiata, strisciò lentamente lungo la roccia, artigliando le pareti in modo da fornire al resto del corpo una spinta sufficiente. La luce del sole la investì in pieno e gli occhi furono sottoposti ad uno sforzo mai provato prima. Cercando di proteggere il proprio corpo dalla luce e dal calore, scavò rapidamente la sabbia di fronte a lei, trovandovi un riparo. Doveva attendere ancora. Il desiderio di uscire allo scoperto e dilaniare la propria vittima era irrefrenabile, la creatura schiumava al solo pensiero. Si costrinse ad aspettare. Aveva ripreso una mobilità decente, ma i sensi erano ancora intorpiditi a causa del lungo viaggio. Avrebbe portato a termine la propria missione entro quella notte. Mancavano poche ore. Il tramonto l’avrebbe condotta alla vittoria. Pregustando il sapore del sangue della propria vittima, si concesse un sonno tormentato dal delirio della follia.

La morte dei pescatori non sembrava essere causata dalle ferite, per quanto queste erano profonde. Tutti i deceduti presentavano segni di un arresto cardiaco. In seguito i loro corpi erano stati dilaniati.
“Uno scenario da film” pensò l’ispettore Wils rileggendo il rapporto delle autopsie. Cosa poteva aver causato un arresto cardiaco a dieci marinai? Tutti nell’arco di pochi secondi. Tutti i marinai soffrivano di cuore? Era un’idea ridicola. Tuttavia, non c’era dubbio sulla causa della morte. Arresto cardiaco. Rilesse più volte il rapporto, cercando qualche scappatoia, qualche dettaglio che poteva rivelargli cosa fosse accaduto. Soprappensiero, accese un’altra sigaretta quando bussarono alla porta del suo ufficio.
"Avanti".
Un ragazzo giovane in uniforme entrò rapidamente nella piccola stanza e lasciò un fascicolo sulla scrivania.
"I risultati della scientifica", disse. Scivolò indietro sui propri passi, salutò il suo superiore e richiuse la porta.
Arthur non capiva perché i giovani avessero così tanta paura di lui. Doveva avere un aspetto davvero orribile. Sospirò, pensando di avere dei problemi più gravi da affrontare in quel momento, ed iniziò a leggere il nuovo rapporto che minacciava di farlo restare sveglio per tutta la notte.

Anna aveva appena finito di parlare al telefono con un’amica in preda ad una crisi di nervi quando qualcuno bussò alla porta. La casa era ancora sottosopra, c’erano da rifare i letti e la cucina aveva bisogno di una pulita… “i guai non vengono mai da soli” pensò. Quando aprì la porta, non c’era nessuno. Pensando ad uno scherzo di cattivo gusto, in un primo momento non notò la lettera. Portava il suo nome ma nessun mittente. Incuriosita, si affrettò ad aprirla. Conteneva una piccola pietra nera, dai contorni non lavorati. Se non fosse stato per l’intensità innaturale di quel nero, avrebbe potuto scambiarla per una pietra qualsiasi.
Nient’altro. Perché qualcuno le aveva inviato una cosa simile? Non riusciva ad immaginare di chi poteva essere quella strana idea. Guardò per qualche istante la pietra, come se potesse parlarle e darle le risposte che cercava. Dopo qualche attimo, resasi conto di sperare in qualcosa di ridicolo, ripose la pietra in una tasca e se ne dimenticò. Dopo qualche minuto, Catherina tornò a casa ed aiutò la figlia con le faccende. Il sole stava ormai tramontando ed Anna era troppo indaffarata per sentire la lieve melodia che proveniva dal mare.

La creatura aprì gli occhi. Avvolta dalle tenebre, sgusciò dal proprio nascondiglio. Assaporò il freddo notturno per un attimo, poi ebbe uno spasmo e la sua mente tornò a focalizzarsi sulla preda. Spiegò le ali e s’innalzò nell’oscurità, oltre le nuvole.

Guidava ormai da più di un’ora. Accese una sigaretta ed iniziò a ripetere mentalmente la lista degli indizi che era riuscito ad ottenere durante tutta la giornata. Una manciata d’informazioni, di cui probabilmente solo la metà era utile. Forte del proprio istinto, aveva deciso di lasciar perdere quei rapporti che non facevano altro che confondergli le idee. Avrebbe cercato degli indizi più concreti. Aveva già parlato con le famiglie dei defunti, ricavando ben poche informazioni. L’ultima persona della sua lista era la dottoressa Cooper. Abitava poco fuori città ed era la persona che aveva redatto l’autopsia. Fermò la macchina a pochi passi dalla casa ed osservò il panorama. Il mare era calmo ed il sole vi si tuffava lentamente, lasciando il posto al crepuscolo. Sospirando, si affrettò a bussare alla porta.

Anna ebbe l’impressione di sentirsi perseguitata. Aprì la porta e fece accomodare l’ispettore in cucina, mentre chiamava sua madre.

L’oscurità sopraggiunse rapidamente, e con essa la creatura. Planò fino a raggiungere la casa e si fermò a pochi metri da essa. La sete di sangue era irrefrenabile. Senza badare a quello che la circondava, la creatura mosse il suo pesante corpo fiutando la propria preda. Scaraventò lontano da sé tutto quello che rappresentava un ostacolo, comprese le automobili ed un piccolo gazebo. I rumori all’interno della casa le fecero capire di non essere più nascosta. Non aveva importanza. Distrusse la parete di legno di fronte a sé e scivolò all’interno dell’abitazione. Gli sguardi terrorizzati dei piccoli esseri umani di fronte a lei contribuirono ad aumentare il suo desiderio di distruzione.

L’ispettore Wils cercò di mantenersi il più calmo possibile. Il trambusto lo aveva già messo in guardia ma non si aspettava nulla del genere. La creatura piombò così all’improvviso nella casa che ebbe a stento il tempo di estrarre la pistola e fare fuoco. Non pareva sortire grandi effetti. La dottoressa Cooper era ferita ad un braccio, probabilmente era svenuta. La ragazza era ancora in piedi, il suo volto era completamente terrorizzato. Era immobile davanti alla creatura. Arthur si gettò su di lei salvandola dagli artigli della creatura, che distrussero gran parte della stanza. Non riusciva più a vedere la dottoressa, sotto le macerie. Sapeva di non avere tempo a disposizione. Iniziò a correre verso la città, trascinando la ragazza. Non era abbastanza veloce. Ben presto sentì il fiato dell’essere su di sé. Poi il nulla.

Il giorno correva veloce, la notte prendeva prepotentemente il sopravvento e con essa una miriade di creature deformi echeggiava nell’oscurità. Anna correva disperatamente attraverso un bosco di cui non aveva memoria, sentendo sempre più vicino il suo inseguitore. Aveva il fiato mozzato ed una gamba ferita. Correva a perdifiato, inciampando nelle radici nodose degli alberi e ferendosi più volte. I suoi pensieri erano indirizzati solo al percorso di fronte a sé, consapevole di non poter tornare indietro. Pervasa dalla rabbia e dalla frustrazione, si voltò per affrontare il proprio inseguitore. Una creatura si ergeva alle sue spalle, in attesa. Un’oscurità innaturale la avvolse. Riusciva a scorgere solo gli occhi del mostro. Erano iniettati di sangue, sprizzavano odio. Odio nei suoi confronti. Non ricordava di aver mai visto quell’essere e si chiedeva da dove scaturiva tale odio. Si portò istintivamente una mano al fianco. Sentì qualcosa di freddo al tocco, qualcosa di simile a… una pietra. Estrasse lentamente la pietra dalla tasca. Era nera come l’oscurità che la circondava, pulsava come se fosse viva. La creatura parve aver notato la sua distrazione e ne approfittò. Un sibilo e gli occhi rossi come il sangue furono su di lei. Qualcosa le dilaniò il petto e poi…

Anna aprì gli occhi. La sabbia fredda le faceva da giaciglio. Il sole faceva capolino dal mare sui resti di quella che era la sua casa, ormai distrutta. Si alzò barcollando, estremamente debole. Osservò con occhi vuoti il volo di un gabbiano su quella immensa distesa d’acqua.

Arthur Wils riaprì gli occhi. Un piccolo movimento bastò per ammonirlo. Una gamba e qualche costola rotta. Poteva andare peggio. Si guardò rapidamente intorno, minimizzando gli sforzi. Notò quasi subito la ragazza, sorpreso ma rassicurato nel vederla in piedi. Senza dubbio stava meglio di lui. Non notò immediatamente l’arma da fuoco che stringeva tra le mani. La sua. La consapevolezza gli strappò un’imprecazione ed un movimento troppo brusco per le sue condizioni. La ragazza parve averlo udito. Si girò verso di lui e gli sorrise. Aveva uno sguardo freddo, incorniciato da una chioma nera arruffata che si stagliava sull’orizzonte, contornata dal sole nascente. L’ispettore rimase paralizzato, osservando la mano destra della ragazza che stringeva l’arma. Lentamente. Tentò di muoversi, di parlare nonostante il dolore, mentre la mano si alzava verso la testa della giovane. Lentamente. Riuscì ad emettere un suono disperato, la vista offuscata dal dolore e dalle lacrime. Si sentiva perfettamente impotente. Uno sparo. Calò un lungo, estenuante silenzio.
Arthur Wils riprese conoscenza in un letto del Central Hospital. La testa gli pulsava ed il corpo era in fiamme. Scoprì ben presto di non avere la forza necessaria nemmeno per accendere una sigaretta, ammesso che ne avesse ancora con sé. Probabilmente i medici gliel’avrebbero sequestrate. “Il fumo uccide”, avrebbero detto. Quel pensiero gli riportò in mente la ragazza dai capelli corvini. Anna. Era ancora viva? Rammentò lo sparo. Evitando di versare ulteriori lacrime, come si era proposto di fare dall’ultima volta, chiamò un infermiere chiedendo di parlare con il capitano Grey. Non era in grado di nascondere le proprie emozioni, come scoprì dal tono della sua voce, spezzata.

William Grey era un uomo robusto, non molto alto e con una passione per i sigari. Sembrava il personaggio di un film o di un libro poco riuscito. La sua passione per il fumo lo stava lentamente portando alla pensione anticipata. Da quando divenne il capitano della polizia di quella piccola cittadina, si convinse che non avrebbe mai avuto grandi problemi. Negli ultimi giorni aveva dovuto ricredersi. Disastri navali, animali feroci in periferia… ora una casa distrutta da quelli che potrebbero essere gli effetti di un uragano. E un altro cadavere. Per fortuna almeno Arthur Wils sembrava essersi ripreso. Era consapevole delle sue grandi capacità come detective. Perderlo poteva essere un vero disastro, soprattutto per il suo già vacillante posto di comando. Si pentì quasi subito di quell’eccesso di cinismo e accese uno di quei sigari italiani che aveva acquistato nel suo ultimo viaggio. Non reggevano il confronto con i suoi prediletti sigari cubani ma doveva accontentarsi. Sospirò ed aprì la porta della camera d’ospedale.
"Oh bene! Questo è il modo migliore per uccidermi, William… non osare dar fuoco a quella schifezza finché sei qui", esordì Arthur sorridendo. Impacciato come al solito, il capitano Grey rise mentre cercava di infilare il sigaro inumidito nella sua custodia.
"Come andiamo, vecchio rottame?", disse con la sua voce cavernosa. Arthur cambiò rapidamente espressione.
"Cosa è successo? Come mi avete trovato?"
"Una domanda alla volta… riguardo il cosa è successo, caro mio, speravo di saperne di più da te! A guardare la scena in cui ti abbiamo raccolto, sembrava che avessi deciso di suicidarti gettandoti nel primo uragano che ti è capitato davanti!".  Arthur divenne cupo in volto ripensando agli occhi iniettati di sangue di quella creatura imponente che lo sovrastava. Solo in quel momento fu sfiorato dal pensiero che quella creatura sembrava essere svanita nel nulla, lasciando solo distruzione al suo posto. Non si sentiva ancora pronto a parlarne con il capitano, quindi lasciò che continuasse.
"Sei stato molto fortunato, a sentire i medici. Qualcuno ha cauterizzato le tue ferite. Per quanto sia stata una maniera poco ortodossa di aiutarti, probabilmente ti ha salvato la vita", sorrise. “Questo spiega perché il mio corpo sembra in fiamme. E’ in fiamme”, si costrinse a sorridere di rimando. Ripensò alla dottoressa Cooper. Probabilmente le cure erano opera sua. E sua figlia?
"Abbiamo trovato un cadavere sulla scena". Il capitano attese qualche istante. Arthur sentì un tuffo al cuore, la testa riprese a pulsare senza sosta e gli occhi iniziarono a bruciargli.
"Chi era?", si sforzò di parlare nascondendo invano la sua tristezza.
Il capitano lo guardò attentamente per qualche secondo.
"Una donna di mezza età. Stiamo effettuando dei controlli per risalire alla sua identità. Il corpo era dilaniato e praticamente irriconoscibile. Speravo potessi…"
"E la ragazza?" lo interruppe bruscamente Arthur.
"Quale ragazza?" ribatté il capitano, che odiava essere interrotto.
"Dov’è la mia pistola?"
"Nel suo fodero, come dovrebbe essere sempre!". Il capitano divenne paonazzo a causa della sua ignoranza in quella faccenda. "Vuoi spiegarmi che diavolo è successo lì fuori una volta per tutte, Arthur?". Si alzò dalla sedia imprecando e si diresse verso la finestra, dove accese il suo torturato sigaro. 
Inalando una bella dose dell’aria fetida appestata da quell’arma di morte in miniatura, Arthur Wils raccontò cosa successe, evitando di menzionare la creatura. Attribuì il disastro al crollo delle fondamenta della casa, anche se sapeva di stare artigliando un fragile vetro. Il capitano, fortunatamente, non fece domande troppo dirette sulle piccole incongruenze del suo racconto. Probabilmente lo avrebbe torturato a riguardo in un altro momento.
"E questa ragazza chi sarebbe?" chiese il capitano.
"E’ la figlia della donna di cui avete trovato il corpo. Anna Cooper. Sono sicuro che sia ancora viva".
"Che ci faceva con la tua pistola?"
"Credo sia rimasta sconvolta per quello che è successo… e deve aver pensato che il modo più rapido per porre fine alle sue sofferenze fosse…" e mimò il gesto.
"Capisco. Quindi dobbiamo cercarla, prima che ci riprovi?".
"Non credo ci riproverà… per lei deve essere stato un duro colpo… però non ha avuto il coraggio di portare a termine la propria vita. Dubito che si ritroverà in una situazione tanto tremenda. Però è meglio cercarla. Ha bisogno di aiuto".
"Capisco". William Grey camminava a piccoli passi verso la porta mentre spegneva il sigaro.
"Cerca di riposare, Arthur. Abbiamo bisogno di te in quest’inferno". Uscì salutandolo con un cenno del capo.
Arthur salutò di rimando. La sua testa continuava a pulsare e a vagare su un’infinità di pensieri. Ricordò gli occhi vuoti della ragazza, poi quelli della creatura. Il rumore sordo della pistola che inondava il silenzio del mattino. Il sapore delle proprie lacrime miste alla sabbia. Pensò a queste e a tante altre cose, anche se la sua mente chiedeva altro riposo. Giunsero ad un tacito compromesso, confinando tutti i pensieri nel mondo dei sogni.

martedì 27 aprile 2010

L'Anima della Terra - parte I (Le storie Infinite - parte I e II)

La luna faceva capolino nella stanza della ragazza, inondandola di una flebile luce. Anna era come ipnotizzata dal cielo notturno, scrutava gli astri cercando di ricordarne i nomi. La sua casa era abbastanza distante dalle luci della città da permetterle di dedicarsi alla propria passione senza essere disturbata.
Con una mano si ravvivò i lunghi capelli corvini e richiuse la finestra della propria stanza. Le notti erano sempre più fredde. L’estate giungeva ormai al termine. Non avrebbe più avuto la possibilità di passare delle notti insonni come quella. Probabilmente già l’indomani avrebbe dovuto iniziare a fare i preparativi per il trasferimento imminente. Non era ancora completamente convinta di stare intraprendendo la strada giusta. Continuava a ripetersi che avrebbe iniziato una vita certamente più affascinante di quella che poteva offrirle la piccola città sul mare in cui viveva. Ora che anche gli ultimi turisti erano in fase di partenza, sarebbe tornata ad essere una città noiosa e senza pretese. Era una realtà che Anna non riusciva ad accettare. Probabilmente trasferirsi non sarebbe stata una cattiva idea. Doveva essere così.
Incapace di addormentarsi, decise di passare l’ultima ora di cielo notturno che le rimaneva. Camminò pensierosa e quasi inconsapevole di quanto faceva, uscì di casa e si diresse verso il mare.
La luce della luna illuminava il suo cammino, la sabbia fredda era piacevole. Il fragore delle onde era l’unico suono che riempiva quella notte. Lentamente si diresse verso la scogliera, simile alla punta di una freccia che finiva direttamente in acqua. Era una delle cose che non avrebbe voluto abbandonare. Le onde s’infrangevano a ritmo regolare sugli scogli di fronte a lei. Scelse la roccia più comoda per osservare il cielo notturno e vi si distese. Immersa nei pensieri e nei ricordi legati al suo passato, udì a malapena il suono che proveniva dal mare. Era un suono ritmico, ripetuto, basso al punto di essere completamente sovrastato dal rumore delle onde. Senza distogliere lo sguardo dal cielo, Anna cercò di identificare quel rumore. Poteva trattarsi di un oggetto abbandonato durante il giorno che era rimasto incastrato tra gli scogli durante l’alta marea.
Tuttavia, era troppo distante per essere qualcosa di simile. Il suono proveniva da molto più lontano, in un punto non ben decifrato. Guardò il mare, pensando di scorgere qualche barca in lontananza che potesse generare quel suono, ma vide solo un’immensa distesa d’acqua e nessun segno di umanità. Si sporse il più possibile per guardare lontano, ma nulla attirò la sua attenzione.
Il suono diventava sempre più alto. Impaurita, si incamminò verso casa. Continuava a non vedere nulla intorno a sé.
Il suono cambiò lentamente in una litania, poi qualcosa di molto simile ad un canto. Anna notò il cambiamento quando ormai si sentiva al sicuro nella propria stanza. Non riusciva a capire cosa accadesse, ma il mare le faceva paura. Il cielo limpido le dava sicurezza, ma non se la sentiva di andare a controllare chi o cosa le giocava quel brutto scherzo. Tentò di convincersi che si trattava del vento, ma in cuor suo era consapevole che non si trattava di questo. Il canto divenne sempre più limpido e cristallino, era indubbiamente una voce femminile.
La ragazza guardò dalla finestra, cercando di cogliere l’origine di quel canto. Era ancora impaurita, ma la curiosità era altissima e lei ora si sentiva al sicuro.
Una figura sottile, alta e ricoperta di brandelli neri camminava dondolando verso di lei. Anna era terrorizzata.  La donna si avvicinava molto lentamente. Non sembrava averla notata. Lunghi capelli neri le incorniciavano il volto, appiattiti dal peso dell’acqua marina. Continuava a cantare una melodia malinconica, guardando il cielo sopra di sé a braccia aperte. Si inginocchiò e si accasciò al suolo. Anna era pietrificata. Ci mise un tempo che le parve infinito per riprendersi. Cercò in fretta il suo telefono cellulare e chiamò un’ambulanza. Non attese la risposta. La donna era sparita. Non udiva più nulla.
Probabilmente si era immaginata tutto. La notte a volte gioca brutti scherzi. Il mare era diventato di nuovo calmo ed il sole iniziava ad illuminare un nuovo giorno. Non riusciva a scorgere alcuna traccia della figura che l’aveva fatta impaurire. Le parve di intravedere una stella cadente quando si decise ad andare a dormire. La cosa la faceva sentire più serena. Piccoli rumori di vita quotidiana venivano dalla stanza dei suoi genitori, segno che qualcuno mattiniero si stava svegliando. Sentendosi protetta, lentamente chiuse gli occhi fino ad addormentarsi.

Quando Anna riaprì gli occhi, il sole era già alto nel cielo. La cosa non le piaceva. Avrebbe voluto vivere in una maniera che molti definirebbero “normale”. Inoltre, aveva ancora molte cose da sistemare entro la fine della giornata. Non poté fare a meno, rialzandosi, di guardare attraverso la finestra cui erano legati i ricordi poco rassicuranti della notte precedente. La spiaggia era colma di turisti. Tutti sembravano allegri e spensierati e, a quella visione, Anna si convinse di avere soltanto lavorato di fantasia.
Si guardò intorno constatando il disordine in cui aveva lasciato la stanza la sera prima, facendo una smorfia. Un’occhiata fugace allo specchio le ricordò che aveva bisogno di curare maggiormente il suo aspetto. Si promise di pensarci qualora ne avesse avuto il tempo. Si lavò e si vestì rapidamente. Era da sola in casa, i suoi genitori dovevano essere ancora al lavoro. Aveva un po’ di tempo a disposizione prima che sua madre rincasasse e decise di utilizzarlo per preparare il pranzo e riordinare la propria camera. Il primo dei due compiti non fu difficile quanto il secondo. La stanza era un disastro. C’erano abiti ovunque, le carte per il trasferimento mescolate con le ultime lettere ricevute dalla sua amica d’infanzia ormai lontana e le fotografie scattate l’estate precedente. Le riguardava spesso con un po’ di malinconia.
La porta di casa si aprì improvvisamente. Catherina era tornata a casa. Anna ebbe un momento di sconforto pensando all’arrivo della madre. Aveva ancora tantissime cose da sistemare e sempre meno tempo per farle. Nella speranza di ottenere un minimo di comprensione e magari un piccolo aiuto dalla madre, Anna le andò incontro, sporgendo la testa oltre l’uscio della cucina. Catherina era la donna più bella che avesse mai visto. Nonostante la sua età, era sempre impeccabile in tutto quello che faceva. Oggi sembrava avere molta fretta.
"Va tutto bene, mamma?" chiese a voce bassa.
Catherina trasalì. Anna fece il possibile per evitare di sorridere notando come la madre cercava di continuare ad apparire composta e tranquilla davanti alla figlia quando era evidente che il suo cuore batteva con la velocità di un treno in corsa.
"Va tutto bene, Anna". Sorrise. "Oggi abbiamo avuto molto da fare in clinica. C’è stato un incidente stanotte, sembra che un peschereccio sia affondato non molto lontano da qui".
Fece una breve pausa e aggiunse: "probabilmente dovrò tornare lì nel pomeriggio". Guardò la figlia come se attendesse da lei una risposta.
Anna non riuscì a trattenere una lieve smorfia, ma si costrinse a sorridere e disse: "spero solo che non sia una cosa tanto grave quanto la stai dipingendo".
Catherina sorrise a sua volta e posò una pesante busta sul tavolo.
"Aiutami a mettere a posto la spesa".
Anna annuì.
"Ti sei appena svegliata?" chiese la madre con un pizzico di irritazione nella voce.
La ragazza arrossì e farfugliò qualcosa riguardo al caldo eccessivo.
"Dovresti cercare di regolarti, Anna" puntualizzò lei, e aggiunse: "ti lasci andare troppo facilmente, dovresti essere più…".
"Responsabile?" sbottò la ragazza. Stringeva tra le mani una confezione di cereali che sembrava sul punto di esplodere. Respirò profondamente e finì con un secco "ne abbiamo già parlato". Mise a posto il resto della spesa senza dire una sola parola e tornò di corsa in camera sua.
Era distesa sul letto, lo sguardo fisso sul soffitto, quando Catherina la avvisò che stava per uscire. Ancora furibonda, Anna non rispose alla madre e si limitò a spostare lo sguardo dal soffitto alla finestra. Il cielo era terso e privo di nuvole. Il caldo era moderato e i rumori di onde e turisti giungevano soffocati e lontani. Anna rabbrividì ripensando alla visione della notte passata ed a quella voce così nitida. Non riusciva a ricordare le parole pronunciate da quella donna, ammesso che fosse tale. Ricordava soltanto la melodia, il tono straziante e sensuale allo stesso tempo. La sentì chiaramente nella sua testa, come se quella figura femminile fosse ancora lì, a pochi metri da lei.
Si costrinse ad abbandonare quelle fantasie. Erano solo il frutto della sua immaginazione mista alla paura di qualcosa che non capiva. “Per fortuna”, pensò, “ho ancora ben mezza stanza da risistemare”. Fece un profondo respiro e si mise a sedere sul letto. Asciugò una lacrima che riassumeva la sua incapacità di prendere di petto la vita e si alzò di scatto. Non ripensò più né alla notte precedente né alla solita discussione avuta con la madre.

Le viscere della terra fremevano. Il mondo intero sembrava pulsare. Qualcosa stava cambiando. Dalle tenebre delle profondità marine iniziavano ad emergere suoni che l’umanità non aveva mai avuto modo di ascoltare. Gli strumenti di rilevamento classificavano i suoni anomali come disturbi di poco conto. In fondo, durarono per un tempo troppo breve affinché fosse dato loro una qualche importanza.

Molti dei pazienti della clinica quel giorno erano già stati catalogati come deceduti. Per tutti era giunta la morte cerebrale. I pochi sopravvissuti presentavano ferite molto profonde in più parti del corpo. Era difficile stabilirne la causa. Di recente erano stati avvistati degli squali. Si trattava di gruppi isolati e molto ridotti, ma non era da escludere che fossero stati attirati dall’odore del sangue dei pesci in seguito all’anomalia che aveva causato il rovesciamento del peschereccio. Il quadro completo della situazione non riusciva a convincere i medici. Anche l’ispettore Wils era dello stesso parere. Non era necessario un medico per stabilire la differenza tra il morso di uno squalo e le ferite presentate dai superstiti. Gli agenti della scientifica avevano prelevato scaglie metalliche da alcuni corpi. L’idea di uno scontro a fuoco o tramite armi bianche era molto più plausibile. Nessun arto reciso, nessun tentativo reale di uccidere quei poveri pescatori. Sembrava piuttosto che fossero stati lasciati agonizzanti in mezzo all’oceano nell’attesa di una morte lenta e dolorosa. Dalle indagini preliminari risultava che nessuno di loro aveva nemici in grado di ordire una strage simile.
L’ispettore detestava questa condizione di impotenza. Doveva attendere i risultati dell’autopsia e quelli della scientifica per riuscire a formulare qualche ipotesi.
Detestava attendere.
Decise di fare un sopralluogo al porto, dove era stato portato il peschereccio nell’attesa dei controlli. L’aria era secca ma la temperatura non molto elevata. Arthur Wils detestava il mare. Ancora si chiedeva per quale motivo non si fosse trasferito in una città più grande. In fondo doveva ammettere che una città piccola ha i suoi vantaggi. Queste città sono solitamente molto tranquille. E' difficile sentire di qualche aggressione o rapina, anche se sembrava che la sua quiete era destinata ad interrompersi a breve. Lo aveva dedotto guardando lo stato in cui era ridotto il peschereccio. Inspirò profondamente, ma i suoi polmoni gli ricordarono che lui non era abituato all’aria pulita di quel posto. Due rapidi colpi di tosse secca ed accese una sigaretta. Si sentì sollevato quando il fumo caldo gli bruciò i polmoni. Sapeva di stare solo peggiorando le cose, ma il sollievo che traeva da quel gesto così comune lo rendeva più tranquillo.
Lo scafo dell’imbarcazione era stato letteralmente sventrato, come se il capitano della nave avesse deciso volutamente di infrangersi contro una scogliera. O un iceberg. Il pensiero gli strappò un lieve sorriso. Tutta la situazione aveva del ridicolo. Corpi dilaniati, nessun ferito lieve, una nave completamente distrutta. Non escluse la pista di un attacco terroristico o militare, ma le condizioni dei feriti lasciavano aperta qualunque ipotesi.
Da quanto era riuscito a sapere, il mare durante la notte era stato calmo, nessuna tempesta, uragano o catastrofe naturale che avrebbe potuto giustificare il fatto. Il relitto della nave era stato ritrovato a ridosso di una scogliera poco distante dalla costa, il che poteva confermare le sue deduzioni riguardo al danneggiamento dello scafo. Forse si stava sbagliando e la causa di tutto era un marinaio che aveva alzato un po’ troppo il gomito la notte prima. Questo non avrebbe potuto affermarlo con certezza senza aver ascoltato un testimone. Decise che avrebbe scoperto quale fosse la causa delle ferite dei superstiti prima di trarre conclusioni affrettate. Spense la sigaretta e tornò alla macchina. Ripensò alle prove che aveva riguardo questo caso e arricciò il naso. Sorrise suo malgrado pensando di essere ancora in alto mare.

Il mondo intorno alla creatura continuava a deformarsi e contorcersi. La terra pulsava come se fossero in simbiosi. Qualcosa entrò nel suo campo visivo e lei si costrinse a nascondersi, nonostante il suo istinto le dicesse di comportarsi diversamente. Era ancora troppo debole. Non era abituata ad un simile cambiamento, troppo improvviso e radicale per essere sopportato. Aveva rischiato troppo la notte precedente. Avrebbe dovuto adattarsi prima di esporsi tanto. Non intendeva ripetere nuovamente lo stesso errore. Avrebbe atteso che i tempi fossero maturi e avrebbe portato a termine la sua missione. Sapeva di non avere molto tempo a disposizione. Qualcuno doveva essere già sulle sue tracce. Decise di aspettare ancora qualche ora, il tempo necessario per adattarsi a quel mondo, prima di iniziare la caccia.

domenica 18 aprile 2010

Frammenti di Memoria - Intermezzo

Ridono.
Mi guardano, le loro labbra si increspano leggermente, si assottigliano, disegnano una mezzaluna su volti assenti, un'opera d'arte su tela scadente. 
Ridono. 
Il loro corpo sembra lasciarsi andare ad uno spasmo sommesso, un tremore incontrollato, un preludio di morte.

Vedo anime decadenti, corpi che si sfiorano appena: troppa pudicizia per lasciarsi andare, troppa poca consapevolezza per evitare il contatto. Ridono in un'estasi orgiastica cui non sanno nemmeno di appartenere, figure indistinte che macchiano un mondo perfetto.
Ridono di me, ridono per me, ridono con me. Li guardo e rido a mia volta. Rido della loro ingenuità, del loro squallido sarcasmo. Ridono sempre quando non comprendono, quando la realtà supera la loro immaginazione e credono di essere attori in un teatro. Ridono, perché in fondo sono consapevoli che le sole cose vive altrimenti sarebbero l'angoscia, il dolore e la morte. 
Credono sia un trucco, ad iniziare dal mio volto. Credono sia solamente un'ombra quella sulle mie labbra, un maldestro disegno scarlatto. Credono sia spettacolare, lo definiscono "avant-garde".
Ridono, perché in loro l'orrore suscita divertimento. L'uomo è un animale curioso, riesce sempre a confondere ciò che è reale e ciò che desidera. L'uomo guarda di fronte a sé e vede gioia e felicità nascoste nel dolore e nella sofferenza del prossimo. L'uomo vive di ansia, depressione, morte. L'uomo non conosce il significato dell'amore, è convinto di sapere cosa sia e si lascia andare alla passione, al desiderio. L'uomo si accontenta di comprendere le cose in maniera superficiale, di capirne il senso e lo scopo. Non si interroga sul proprio ruolo, sul perché sia così necessario vivere e morire per un mondo che si dimenticherà di lui, lasciando che il caos gli riempia il cuore e lasci solo dubbi, come erba secca, che attendono lacrime di sangue elargite da un cuore ferito.
Il sangue è vita. Viviamo finché esso scorre nelle nostre vene, finché il suo colore sgargiante non crolla e diviene nero. Mi nutro di sangue, perché mi ricorda cosa significhi per me la vita, ogni volta che lo sento scorrere, schizzare contro il mio palato e lentamente riempirmi la gola, fino a farmi sentire soffocare. Quel calore intenso, avvolgente, che sazia l'anima.
Gli sguardi degli uomini sono vuoti, evidenziano l'oscurità che alberga nei loro cuori. Mi danno vigore, mi fanno desiderare che l'orrore non abbia mai fine, mi fanno gustare il giorno in cui ognuno di loro diverrà solo una maschera, un trofeo con cui gingillarsi. Guardo nel vuoto e vedo quella luce nera, l'odio che si nasconde nei recessi di quei cuori impuri, marci. Posso sentire il fetore del loro sangue, l'olezzo della loro pelle e l'impulso irrefrenabile di porre fine a tanto scempio, di graziare questo mondo ponendo fine alla loro esistenza. 

Lui è lì, tra la folla, come gli avevo detto. Mi guarda impassibile, intensamente. Impara. Guarda cosa lo circonda e cosa sta accadendo, senza dubitare di ciò che lo circonda. Sa che non c'è nulla di prestabilito, nulla per cui valga la pena di fare domande. Solo un bambino ha tanta consapevolezza, tanto desiderio di capire ciò che gli adulti ignorano. Mi guarda e, come sempre, il mio sguardo rimane rapito da quella bellezza, da quella vita fragile e al contempo forte, sfrontata nei confronti della morte. Il suo sguardo accresce la mia stanchezza, il mio desiderio di dormire per l'eternità a venire. Mi rende impotente, priva di sete. La vita è sempre stata e sempre sarà superiore ad ogni cosa, eppure viene donata a creature che non la meritano. La vita è delicata, un dono prezioso, un diamante grezzo. Va raffinata, depurata, tagliata saggiamente e poi può brillare al punto da schernire l'oblio, far tremare l'ade e far inginocchiare la morte stessa, privandola di ogni forza. Le mie braccia tremano, la mia mente vacilla.

Lascio cadere il mio fardello, e la folla giubila fragorosamente.

giovedì 15 aprile 2010

Kick Ass

Cosa succederebbe se tentassi di essere un supereroe? Cosa succederebbe se un uomo comune si vestisse di latex per cominciare a prendere a calci nel culo la criminalità?



Oh andiamo, chi di voi non ha masi sognato di farlo? Ronde notturne, superpoteri, eccitazione, la lotta contro il crimine? Beh Mark Millar cerca di dare delle risposte a tutte queste domande con un’opera sbalorditiva.

Il caro vecchio Mark non è nuovo a queste cose, già suoi Wanted e la migliore serie Ultimate mai scritta, o meglio, una delle migliori serie mai scritte all’interno dell’intero universo MARVEL.

Veniamo alla trama:

Dave Lizewski è un comune studente di New York, figlio unico di un padre vedovo. Appassionato di fumetti da sempre, un giorno scatta in lui l’ispirazione che chiunque almeno una volta nella vita ha provato: stanco di una vita da sfigato e da una situazione sociale che lo mette solo a disagio, decide che una vita come quella vista nei fumetti è la migliore vita immaginabile, quindi perché non provarla? Si procura una muta da sub, una maschera, dei rudimentali manganelli e comincia così la sua doppia vita di vigilante. Ovviamente il buon vecchio Mark non poteva deludere e i primi tentativi di Dave sono assolutamente disastrosi, esattamente come quelli di un qualsiasi diciassettenne che ha a che fare con degli spacciatori o dei membri di una gang del bronx.

Bravi, viene dannatamente pestato a sangue.

Il periodo di riabilitazione gli da molto da riflettere, ma niente di tutto quello che gli è successo potrà farlo demordere dalla ostinata fuga dalla realtà che tanto lo attira. Ripresosi, ricomincia la sua missione fin quando un giorno, salva un ragazzo da un’aggressione da parte di alcuni teppisti; la scena, ripresa da uno spettatore con un cellulare, viene immediatamente messa su youtube, trasformando Dave nel fenomeno mondiale “Kick-Ass”.

Cosa succede ad un adolescente che ha una doppia vita da vigilante, quando non può raccontarlo in giro? Un bel niente, come scoprirà a sue spese Dave, che continua a soffrire della sua condizione sociale e si rifugia aprendo un MySpace di Kick-Ass che però porterà in seguito, una serie di incontri con altri supereroi improvvisati.



Che dire? Ho letto tutto il primo volume con la storia principale e sono rimasto affascinato; Dave ovviamente si muove in un universo di liceo che ben ci hanno fatto conoscere le tonnellate di film e serie tv americane: i bulli, i nerd, il primo della classe e tutto il resto. Dave però va ancora oltre il disagio di chi, a quell’età, cerca disperatamente un branco che lo accetti e una ragazza da portare al ballo; orfano di madre da poco, si rifugia nei videogiochi e nei fumetti annullando tutto il dolore. Il dialogo con il padre, personalità altrettanto fragile, non esiste e Dave è semplicemente “fuori” dal mondo. Un ritratto molto preciso della gioventù che cresce nei nostri tempi, una critica velata al mondo video ludico come “annebbiatore di menti” ma allo stesso tempo quasi un elogio al mondo dei fumetti come ancora di salvezza che però non trascina a fondo chi la usa bensì incita al cambiamento e al rinnovamento.


Di certo il fumetto mira a sconvolgere crudelmente le aspettative del lettore e ad esplodere di innata violenza nei momenti e con i personaggi meno prevedibili; a proposito di ciò, tutt’altro discorso sarebbe da aprire per Big Daddy e Hit Girl, di come la controparte negativa di tutto quello in cui Millar crede esiste e lui non esita a sfruttarla. Perché la potenza di questo particolare scrittore è proprio quella di avere idee geniali su sue stesse idee geniali.

Il personaggio di Red Mist invece resta un po’ escluso da particolari attenzioni, anche perché è praticamente la nemesi di Dave, e come molti ben sanno, le nemesi sono fin troppo simili ai loro antagonisti.

Il modo in cui Millar ci presenta le avventure di Dave è leggero e allo stesso tempo sorprendente, un ritmo narrativo sostenuto ma che è allo stesso tempo capace di avere dei cambi di direzione improvvisi; tutto inzuppato nell’abile inchiostro di John Romita Jr. che, crudo come non mai, riesce a seguire Millar e a non perderlo mai; anche tra gli ettolitri di sangue e gli arti sparsi dappertutto.



Per gli affezionati, potete scaricarvi da megaupload tutto il primo volume di Kick Ass (in lingua originale) da questo link.

E il programma per leggere questo tipo di file sul pc da quest'altro link.


Ovviamente COSA l’industria hollywoodiana poteva non fagocitare? Quindi eccovi qui in bella mostra il trailer di Kick Ass che uscirà a breve (spero non con il solito intraducibile strafalcione di titolo italiano)

C ya


mercoledì 14 aprile 2010

Hevisaurus

Vi ricordate il cartone animato Ti voglio bene Denver? In particolare nell'episodio 8 della prima serie, Denver star del cinema, vediamo il nostro amico verde impugnare una chitarra all'interno di un centro commerciale e intonare la sua canzone, attirando l'attenzione di tutti. È una scena che si ripete spesso e che evidentemente ha colpito i cinque membri di questa band finlandese: gli Hevisaurus. Non ci è dato sapere chi si nasconde dietro le maschere dei cinque dinosauri, sappiamo soltanto che al progetto collaborano dei nomi molto famosi nell'heavy metal "fiordico", tra cui: Mirka Rantanen (Thunderstone), Jens Johansson (Dio, Yngwie J. Malmsteen, Stratovarius), Henrik Klingenberg (Sonata Arctica), Mikko Kosonen (Maija Vilkkumaa), Nino Laurenne (Thunderstone) e Mikko Salovaara (Kiuas). 
L'idea di fondo è semplice: fare in modo che anche i bambini possano avvicinarsi all'heavy metal in maniera guidata, attraverso testi adatti ad un pargolo, a partire dai contenuti. Nelle loro canzoni si discute dei compiti a casa, degli amici e, perché no, dei peluches. 
Come dicevo prima, non è stata ancora rilasciata la lineup attuale della band, di cui però conosciamo i nomi in versione "dinosauro": abbiamo il cantante Herra HevisaurusMilli Pilli alla tastiera, Komppi Moppi alla batteria, Riffi Raffi (ovviamente) alla chitarra e Muffi Puffi al basso. Il gruppo si presenta nella sua canzone Jee, Hevisaurus ("Yeah, Hevisaurus"), presente nel loro primo (ed attualmente unico) album, Jurahevin kuninkaat ("I re di Jurahevin"), contenente quattordici splendide tracce. Gli Hevisaurus sono stati una bella scoperta, che un amico mi ha fatto fare un po' per caso qualche giorno fa. Fanno parte di quel genere musicale e quel tipo di show che in Italia non abbiamo facilmente modo di vedere, e sono anche bravi. Quando ho visto il video di Viimeinen mammutti ("L'ultimo Mammut", lo trovate alla fine di questo post) mi sono reso conto che sono molto più bravi di quanto sembri in un primo momento, riescono a fare spettacolo vestiti da lucertole giganti... il che è sicuramente da apprezzare! Sicuramente il fatto che cantino in finlandese non aiuta a capire i testi, che spesso sono complicati anche per chi li capisce... però una volta trovato il modo di capire almeno il senso di quello che dicono, è facile immaginare il resto.
Un'idea simile a quella finlandese era stata già messa in atto nel 1985 negli Stati Uniti, in cui un gruppo di musicisti decise di darsi definitivamente al trash indossando abiti assurdi e fingendosi alieni giunti dallo spazio (precisamente dallo Scum Planet, "Pianeta Immondizia").  Nascono così i GWAR. Indubbiamente per un pubblico più maturo (ma anche più forte di stomaco), i GWAR hanno fatto un tipo di musica differente e molto più... non c'è un altro termine per definirla, escluso "trash". Personalmente preferisco di gran lunga gli Hevisaurus, sono molto più orecchiabili e decisamente più simpatici da vedere... 
Proprio a questo proposito vi lascio con Viimeinen Mammutti, una piacevole sorpresa per orecchie non troppo scettiche...

martedì 13 aprile 2010

Gears of War 3 - Trailer


Salve a tutti, beh, che dire il titolo e l'immagine parlino da soli; dopo un bel pò di attesa finalmente si comincia a sentire di nuovo puzza di locuste. A dire la verità è un tanfo appena percettibile poiché il gioco in questione, Gears of War 3, vedrà completamente la luce ad aprile 2011.
Personalmente ho giocato tutti e due i capitoli che in cooperativa con un amico (come ho fatto io, grazie Peppe) sono fantastici, ma peccano molto in sigle player dato che molti aspetti di gameplay non sono coordinabili con il compagno guidato dalla IA. La storia di base è un pò confusionaria all'inizio ma quando cominci a pestare locuste e mostroni di dimensioni epiche diciamo che un pò pure te la scordi.
In soldoni queste "locuste" vivono sotto il caro vecchio pianeta, sono mostri che non si bene da dove cazzo sono usciti ma invadono e devastano senza ritegno.
Nel gioco si impersona una squadra di "gears", marines/forze speciali della situazione, e si cerca di respingere le avanzate mentre si cerca un modo di sferrare l'attacco finale al cuore dell'esercito nemico. A colpi di un fucile con una motosega montata sotto (roba da far sbavare il caro vecchio Kratos) ci si fa largo in ambientazioni molto suggestive e scene di guerriglia costruite benissimo.
Marcus, Dom, Baird e Cole per ora, la megasquadra che non muore manco se li ammazzi. Nuovi personaggi? Magari una stroria che in single player non ti lascia un pò deluso? Un pò di senso a quanto raccontato finora?
Il terzo episodio avrà di sicuro la modalità cooperativa a quattro, e dico 4, giocatori contemporaneamente e una storia epica come non mai a quanto dicono; aspettiamo e vediamo dunque, intanto, eccovi il trailer:




sempre se ve ne frega qualcosa.




domenica 11 aprile 2010

Streaming How I Met Your Mother Sub Ita - Jerch Presenta



Ciancio alla bande e vado ora a mostrarvi esattamente il motivo per il quale imbratto oggi i muri di questo blog; “Jerch Presenta”

How I Met Your Mother (USA – 2005) – Alla fine arriva mamma (brr…rabbrividiamo)


Questo il titolo di una serie tv scoperta per caso grazie ad un mio caro compagno , che per non essere rotto le palle mentre lavorava mi piazzava davanti alla tv come una brava madre moderna fa con il suo primogenito, mentre cerca di addormentare il più piccolo.
Fece però il madornale errore di dimenticarsi della busta di patatine e quindi la mia attenzione si rivolse completamente a quello che mi aveva propinato, cioè l’episodio pilota di questa splendida serie. Fortuna per me invece, poiché ho divorato tutte e cinque le stagioni in maniera a dir poco sgraziata, considerando le minuscole dimensioni di casa mia e il rumore delle mie risate.E’ una serie fantastica, divertentissima, con tematiche tra le più svariate possibili e personaggi uno più diverso dell’altro: tutti molto “umani”, anche a beneficio della serie che sfrutta praticamente tutte le situazioni sviluppabili possibili. Si notano influenze da altre serie tv come “Friends” o “Scrubs” (soprattutto per la follia completa di alcune gag), una grandiosa ambientazione metropolitana quale New York e un incrocio di tutte le culture immaginabili (pop, nerd/geek, yuppie, pop denz, marco marfé etc.).
Per quanto riguarda la trama, beh, siamo nel 2030 e Ted Mosby, affermato architetto, comincia a raccontare ai suoi figli la storia di come ha conosciuto la loro madre partendo dall’anno 2005; anno nel quale Ted, ormai sotto i trenta e a causa di un passo importante nella relazione dei sue due migliori amici, Lily e Marshall, comincia a preoccuparsi del suo futuro in ambito sentimentale. Con l’aiuto di un altro suo fedele (migliore) amico, Barney, comincia la ricerca della donna della sua vita; conosce Robin, una giovane reporter che…ehi, aspettate un cazzo di momento, ferma tutto.
Non è che Alfredino caro raccontava tutta la storia, quindi sapete che vi dico? Beccatevi tutto quello che fino ad ora è stato raccontato, vi prometto che vi terrò aggiornati sui nuovi episodi che usciranno.Rigorosamente in lingua originale con i sottotitoli, si, fatevene una ragione.

Piccolo aggiornamento: Stiamo cercando di rimettere tutto, almeno in inglese. La maggior parte delle puntate in inglese, non sono più disponibili in streaming subbate, quindi mettiamo i link per il download, quando disponibili, i sottotitoli sono in italiano, ma non tutti. Potete prenderli sul web inoggniddove o in FONDO ALLA SERIE grazie sempre al fantastico lavoro dei ragazzi di Itasa! =)

How I met your mother - Stagione 1 - [sub-ita]
HIMYM s01e01:Pilot- DepositFiles
HIMYM s01e02:Purple Giraffe - DepositFiles
HIMYM s01e03:Sweet taste of liberty - DepositFiles
HIMYM s01e04:Return of the shirt - DepositFiles
HIMYM s01e05:Okay awesome - DepositFiles
HIMYM s01e06:Slutty pumpkin - DepositFiles
HIMYM s01e07:Matchmaker - DepositFiles
HIMYM s01e08:The duel - DepositFiles
HIMYM s01e10:Pineapple incident - DepositFiles
HIMYM s01e11:The limo - DepositFiles
HIMYM s01e12:The wedding - DepositFiles
HIMYM s01e13:Drumroll please - DepositFiles
HIMYM s01e14:Zip zip zip - DepositFiles
HIMYM s01e15:Game night - DepositFiles
HIMYM s01e16:Cupcake - DepositFiles
HIMYM s01e17:Life among the gorillas - DepositFiles
HIMYM s01e18:Nothing good happens - DepositFiles
HIMYM s01e19:Mary, the paralegal
HIMYM s01e20:Best promever
HIMYM s01e21:Milk
HIMYM s01e22:Come on proper


How I met your mother - Stagione 2 - [sub-ita]
HIMYM s02e01:Where were we?
HIMYM s02e03:Brunch
HIMYM s02e04:Ted Mosby architect
HIMYM s02e06:Aldrin Justice
HIMYM s02e07:Crazy eyes
HIMYM s02e08:Atlantic city
HIMYM s02e09:Slap bet
HIMYM s02e10:Single stamina
HIMYM s02e13:Colums
HIMYM s02e14:Monday night football
HIMYM s02e15:Lucky penny
HIMYM s02e16:Stuff
HIMYM s02e17:Arrivederci, Fiero
HIMYM s02e18:Moving day
HIMYM s02e19:Bachelor party
HIMYM s02e20:Showdown
HIMYM s02e21:Something borrowed
HIMYM s02e22:Something blue

How I met your mother - Stagione 3 - [sub-ita]
HIMYM s03e01:Wait for it
HIMYM s03e02:We’re not from herE
HIMYM s03e03:Third wheel
HIMYM s03e04:Little boys
HIMYM s03e06:I’m not that guy
HIMYM s03e07:Dowisetrepla
HIMYM s03e08:Spoiler alert
HIMYM s03e09:Slapsgiving
HIMYM s03e10:The yips
HIMYM s03e11:The platinum rule
HIMYM s03e12:No tomorrow
HIMYM s03e13:Ten sessions
HIMYM s03e14:The bracket
HIMYM s03e17:The goat
HIMYM s03e18:Rebound bro
HIMYM s03e19:Everything must go
HIMYM s03e20:Miracles

How I met your mother - Stagione 4 - [sub-ita]
HIMYM s04e01:Do I know you?
HIMYM s04e03:I heart NJ
HIMYM s04e04:Intervention
HIMYM s04e05:Shelter Island
HIMYM s04e06:Happily ever after
HIMYM s04e07:Not a father’s day
HIMYM s04e08:Woo
HIMYM s04e09:The naked man
HIMYM s04e10:The fight
HIMYM s04e11:Little Minnesota
HIMYM s04e12:Benefits
HIMYM s04e13:Three days of snow
HIMYM s04e14:The Possimpible
HIMYM s04e15:The Stinsons
HIMYM s04e16:Sorry, bro
HIMYM s04e17:The Front Porch
HIMYM s04e18:Old King Clancy
HIMYM s04e19:Murtaugh
HIMYM s04e20:Mosbius Designs
HIMYM s04e21:The three days rule
HIMYM s04e23:As Fast As She Can
HIMYM s04e24:The leap

How I met your mother - Stagione 5 - [sub-ita]
HIMYM s05e01:Definitions
HIMYM s05e02:Double date
HIMYM s05e03:Robin 101
HIMYM s05e04:The sexless innkeeper
HIMYM s05e05:Duel citizenship
HIMYM s05e06:Bagpipes
HIMYM s05e07:The rough patch
HIMYM s05e08:The playbook
HIMYM s05e10:The window
HIMYM s05e11:Last cigarette ever
HIMYM s05e12:Girls versus suits
HIMYM s05e13:Jenkins
HIMYM s05e14:Perfect Week
HIMYM s05e15:Rabbit or Duck
HIMYM s05e16:Hooked
HIMYM s05e17:Of Course
HIMYM s05e18:Say Cheese
HIMYM s05e19:Zoo or False
HIMYM s05e20:Home Wreckers
HIMYM s05e21:Twin Bed
HIMYM s05e22:Robots vs Wrestlers
HIMYM s05e23:The Wedding Bride

How I met your mother - Stagione 6 - [sub-ita]
HIMYM s06e01:Big Days
HIMYM s06e02:Cleaning House
HIMYM s06e03:Unfinished
HIMYM s06e04:Subway Wars
HIMYM s06e06:Baby Talk
HIMYM s06e07:Canning Randy
HIMYM s06e08:Natural History
HIMYM s06e09:Glitter
HIMYM s06e10:Blitzgiving
HIMYM s06e11:The Mermaid Theory
HIMYM s06e12:False Positive
HIMYM s06e13:Bad News
HIMYM s06e14:Last Words
HIMYM s06e15:Oh, honey
HIMYM s06e16: Desperation Day
HIMYM s06e17: Garbage Island
HIMYM s06e18: A Change Of Heart
HIMYM s06e19: Legen-daddy
HIMYM s06e20: The Exploding Meatball
HIMYM s06e21: Hopeless
HIMYM s06e22: The Perfect Cocktail
HIMYM s06e23: Landmarks
HIMYM s06e24: Challenge Accepted

How I met your mother - Stagione 7 - [sub-ita]
HIMYM s07e01: The best man
HIMYM s07e02: The naked truth
HIMYM s07e03: Ducky Tie
HIMYM s07e04: The Stinson Missile Crisis
HIMYM s07e05: Field Trip
HIMYM s07e06: Mystery vs. History
HIMYM s07e07: Noretta
HIMYM s07e08: The Slutty Pumpkin Returns
HIMYM s07e09: Disaster Adverted
HIMYM s07e10: Tick Tick Tick...
HIMYM s07e11: The Rebound Girl
HIMYM s07e12: Symphony of Illumination
HIMYM s07e13: Tailgate
HIMYM s07e14: 46 Minutes
HIMYM s07e15: The Burning Beekeeper
HIMYM s07e16: The Drunk Train
HIMYM s07e17: No Pressure
HIMYM s07e18: Karma
HIMYM s07e19: The Broath
HIMYM s07e20: Trilogy Time
HIMYM s07e21: Now We're Even
HIMYM s07e22: Good Crazy
HIMYM s07e23 - 24: The Magician's Code

Ottava Stagione Sub Ita
HIMYM s08e01
HIMYM s08e02
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HIMYM s08e20
HIMYM s08e21
HIMYM s08e22
HIMYM s08e23
HIMYM s08e24

Link spassosi che più spassosi non si può: