venerdì 19 agosto 2011

Restyle

Effettuato un po' di restyle grafico, per agevolare la lettura dei contenuti. Che ne pensate?

venerdì 10 giugno 2011

Fierezza

Quando l’ultimo rintocco della campana segnò la fine della giornata e della vita, l’uomo si accasciò debolmente contro la parete imbrattata. La piazza era piena di persone che vi si riversavano dalle strade come branchi di leoni intorno alla preda. I suoi occhi si chiudevano lentamente, stanchi, offuscati. Una bambina si voltò verso di lui, uno sguardo pieno di domande. Poteva quasi leggerle nei suoi occhi azzurri, nelle gote rosse e i tratti indefiniti che caratterizzavano il suo volto. Cosa sta succedendo? Perché la vita scorre via dal corpo di quell’uomo?

Era quasi ironico. L’unica persona consapevole di cosa stava accadendo era un’anima innocente alle prese con la morte per la prima volta nella sua vita. La vita e la morte. Entità eterne, dal volto sfocato. Aleggiano sul mondo e, come amanti durante un amplesso, ciascuno da e riceve assecondando un desiderio condiviso.

Arthur portò la mano inconsciamente verso la tasca della giacca, quella dove teneva le cose importanti. Le sue mani sfiorarono un pezzo di carta su cui l’inchiostro aveva creato strane forme, rotonde e dure allo stesso tempo, cariche di rancore e tristezza. Le forme delineavano dei caratteri, anch’essi impregnati di sofferenza. I caratteri, per un attento osservatore, formavano parole apparentemente prive di senso, tuttavia comprensibili da chiunque. Le mani di Arthur sfiorarono tutto ciò che rimaneva al mondo di suo figlio: il suo nome scritto su un pezzo di carta. Le dita istintivamente repulsero il foglio come una fiama viva, urtando poi l’oggetto del desiderio inconscio. Arthur non credeva di avere ancora la forza necessaria per quel gesto, tuttavia si scoprì in grado di portare alla bocca la sua ultima sigaretta.

Poteva essere tranquillamente la scena di un film: il povero clochard seduto in maniera scomposta sul bordo della strada innevata, in un angolo buio della piazza più popolata della città, nella speranza che qualcuno gli elargisca un pezzo di pane. L’ironia della sorte voleva invece che lui fosse un uomo senza ruolo in quel quadro pittoresco. Non era neanche più consapevole della sua appartenenza al genere umano, tuttavia la sua somiglianza con i mammiferi che lo circondavano era impressionante, innegabilmente. Il suo respiro ormai non aveva più nulla di regolare, riusciva a stento a muovere la sua mano destra per farle seguire un movimento ancestrale, radicato nel profondo della sua anima.

Arthur iniziò a fumare all’età di dodici anni. La prima sigaretta, come spesso succede tra i giovani, venne consumata come parte di un rituale pagano, in cui i partecipanti dimostrano la propria appartenenza al branco attraverso gesti inutili ma pieni di significati profondi. Il rituale si ripeteva ogni giorno, di nascosto al mondo, nell’oscurità, dove il giovane Arthur poteva sentirsi importante, considerato, unico. Col tempo capì che non era questo il modo di dimostrare la propria essenza, tuttavia l’abitudine rimase. Aveva un cancro ai polmoni e forse ancora qualche mese di vita, ma si rese conto che non sarebbe morto in quel modo. Non più.

Il giovane Arthur capì ben presto che bisogna imparare subito a trasportare carichi emotivi grandi più di noi, forti più di noi. Quando suo padre morì, Arthur aveva sedici anni. Accadde in maniera talmente improvvisa che il ragazzo non capì mai fino in fondo cos’era successo. Nella settimana successiva al tragico evento, Arthur era convinto di aver visto suo padre aggirarsi per la casa, arrivò a credere che in realtà fosse semplicemente andato via di casa. Sua madre fu costretta a fargli toccare con mano la realtà, maledicendo Dio e il mondo. Arthur vide gli occhi del padre infossati e chiusi e pensava che stesse dormendo. Toccò la sua mano fredda e provò a stringerla nelle sue, cercando di trasmettergli un po’ del suo calore, almeno un po’, quanto bastava per farlo risvegliare. Suo padre era forte, lo era sempre stato. Aveva bisogno solo di un po’ di calore.

All’età di vent’anni, Arthur comprese l’amore. Non fino in fondo, non completamente, ma nella sua purezza era sicuro di averne spremuto l’essenza. Quando capì di aver frainteso tutto, Arthur imparò l’umiltà. Il suo cuore divenne sempre un po’ più duro, pensò anche di non essere più in grado di amare realmente.

Conobbe Maria all’età di ventisei anni. Visitò il capezzale del suo letto d’ospedale infinite volte, l’ultima all’età di trentanove anni. La vita avrebbe potuto essere perfetta. Una casa, una moglie, una famiglia ed una sigaretta sempre a portata di mano. La vita e la morte, invece, erano gelose di quell’amore così intenso e vollero insegnargli una lezione fondamentale: non provocare mai l’equilibrio che Dio ha scelto per l’uomo, non adagiarti su un letto di felicità. La malattia consumò Maria lentamente, giorno dopo giorno. Dopo la nascita di William si aggravò sempre più rapidamente fino a portarla via. William aveva dodici anni, la stessa età che aveva Arthur quando fumò la sua prima sigaretta.

Da quel giorno erano passati quattro anni. William era rimasto scosso dalla perdita della madre, da pochi mesi aveva deciso di andare a vivere da solo. Era scappato di casa solo un anno fa, eppure per Arthur era sembrata una vita. Aveva passato quell’ultimo anno cercandolo ovunque. Aveva chiesto ad amici, parenti, perfetti sconosciuti. Si era affidato alla polizia, investigatori privati e, di nuovo, a perfetti sconosciuti. Aveva abbandonato ogni speranza, eppure continuava a cercarlo. Aveva girato il mondo più volte, visitando città sempre diverse, appigliandosi anche soltanto ai sussurri del vento. Era arrivato in scozia soltanto due giorni fa. Aberdeen era particolarmente fredda, particolarmente buia. All’incrocio tra Lindsay Street e Golden Square, un uomo gli aveva dato quel foglio di carta con scritto un nome, un indirizzo, una speranza. William aveva cambiato nome in Andrew. Andrew era un ragazzo di sedici anni che viveva in un monolocale in affitto. Si pagava da vivere lavorando come garzone in una panetteria a due isolati da lì. Arthur non avrebbe potuto sentirsi più fiero di suo figlio. Pochi istanti dopo, venne a conoscenza del fatto che il giovanissimo Andrew era stato investito da un’automobile. L’autista era ubriaco.

William, o Andrew, aveva sedici anni quando morì. La stessa età di suo padre quando conobbe la morte per la prima volta nella sua vita.

Fu in quel momento che tutto divenne chiaro. Come suo padre prima di lui, Arthur si accasciò al suolo lentamente, mentre la vita scorreva via dal suo cuore. Come suo padre sapeva cosa stava accadendo, si rendeva conto di come sarebbe morto. Il suo cuore smise di battere mentre una bambina, di soli otto anni, scopriva per la prima volta la differenza tra la vita e la morte.

lunedì 18 aprile 2011

A game of Thrones

È arrivata ieri la nuova serie HBO che stavamo aspettando da... beh, noi da sempre... voi magari un po' meno, ma c'è sempre tempo e modo di fare nuove esperienze..

Tratto dall'omonimo libro, appartenente ad una serie di romanzi, di G. R. R. Martin "A game of Thrones" è ambientato in un vasto continente, attualmente sotto la guida di Re Robert Baratheon, dove sembrano regnare finalmente pace e prosperità.
Tuttavia ci sono molte insidie, leggende che prendono forma e paure radicate che serpeggiano tra gli animi del popolo e delle casate che governano le terre di Westeros.

Intrighi, complotti e prove di forza sono la base di partenza di un mondo fondamentalmente oscuro, cupo, dove non c'è spazio per l'onestà e la lealtà.

L'inverno è arrivato.

Stagione 1: ITA

A Game of Thrones - Ep. 1 - Winter is coming
A Game of Thrones - Ep. 2 - The Kingsroad
A Game of Thrones - Ep. 3 - Lord Snow

giovedì 3 marzo 2011

Sogni

Come si crea un sogno?
A volte mi trovo a pensare a cosa vorrei fare "da grande"... come se fossi ancora uno dei bambini sperduti. Si realizzeranno mai quei sogni immortali? Ormai fanno talmente parte di me che non so più com'era prima... e mi ritrovo a lasciarli cadere, inermi, su brandelli di materia periferica. Fermi lì, penzolanti, in attesa di essere raccolti. Forse, un giorno. Magari più in là... probabilmente mai. Il mio sogno è di riuscire a mettere su carta delle emozioni. Scrivere. Amo viaggiare con l'ausilio di quella cosa che al giorno d'oggi è vista come un reperto d'antiquariato, visti i passi da gigante delle imprese videoludiche... cos'è? Lo lascio alla vostra immaginazione!
Chissà se questo sogno si realizzerà... in fondo non posso dire di conoscere il mio futuro e quello che sarò in avvenire... staremo a vedere...