lunedì 10 maggio 2010

Cella 211 - Celda 211


Beh, che dire di più?
Ho visto solo la locandina di questo film, non sapendo nemmeno che fosse basato sull'omonimo romanzo di Francisco Pèrez Gandul. Soltanto quell'immagine e già volevo assolutamente vederlo.
Perchè? Non lo so. So solo che anche quella frase, che come quasi tutte le cose che fanno i titolisti italiani si potevano risparmiare ("La sua unica speranza, è essere uno di loro"), non ha smorzato il mio entusiasmo, e meno male.

Spagna, Juan Oliver si presenta con un giorno di anticipo a lavoro come nuovo secondino di un carcere, per farsi un'idea di cosa gli aspetta. Durante la visita, viene colpito alla testa da un pezzo di intonaco che cade dal soffitto e le guardie che sono con lui lo distendono per un attimo nell'unica cella libera del braccio più violento, la 211 appunto. Proprio in quel momento però un detenuto del carcere, il carismatico Malamadre, fa scoppiare una rivolta e il povero Juan, una volta ripresi i sensi, si ritrova a escogitare ogni sorta di espediente per far credere di essere un detenuto.


Il regista Daniel Monzòn (errata corrige) riesce a tenere un ritmo terribilmente serrato per tutta la durata del film; non ci sono attimi di pausa, perfino le scene in cui si racconta della normale vita di Juan, quella con una moglie incinta al sesto mese, la tensione è alta. Tensione che non si assopisce perchè quelle scene non fanno altro che dare uno scopo alla de-evoluzione di una persona "per bene" o "buona", che fa di tutto per riabbracciare i suoi cari e uscire vivo da una situazione infernale.

Le trovate di Juan sono incredibilmente furbe e ciniche, quasi come se svenendo e risvegliandosi nella cella 211 avesse assorbito in un niente tutta la crudeltà di quel luogo, come se fosse diventato senza accorgersene uno dei criminali che aveva accettato di sorvegliare. Evidente quindi, la critica del regista al sistema carcerario Spagnolo (spulciato per bene dall'ONU prima di accettare la Spagna nell'unione), capace di rendere qualsiasi uomo una bestia.


E' nell'ambiente peggiore quindi che si muovono dei personaggi costruiti benissimo, dal primo all'ultimo. Malamadre e Juan, che sono poi i protagonisti principali, hanno uno spessore altissimo e subiscono entrambi un'evoluzione che li incrocerà in un'amicizia quasi surreale per quanto profonda.

Insomma a dirla tutta uno dei più bei film usciti ultimamente, violento, duro, reale e magistralmente diretto e recitato. Una menzione speciale anche ai doppiatori italiani; non amo molto alcuni stravolgimenti del doppiaggio ma il film è perfetto sotto il punto di vista dell'audio.

ps: una menzione speciale anche a quelle bestie sedute qualche fila dietro di me all'Happy Maxicinema di Afragola, veramente di un'intelligenza sovraumana. Spero griderete come avete gridato durante il film anche nel momento della vostra morte.

5 commenti:

  1. Bel film, appena visto in lingua originale. Condivido il commento, solo un appunto "enciclopedico": il regista non è Alejandro Amenabar ma Daniel Monzon.
    Ciao
    Fabrizio

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  2. Grazie mille per la correzione, ero più che convinto che fosse lui! Erroraccio!

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  3. Bello Bello Bello!!!

    Per le bestie: La prossima volta mi porto un ribbotto in stile cella 211 e ve lo svuoto 'mpiett se non fate i bravi!!!

    Besos

    Site_L

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  4. Questo film è onesto. C'è da dirlo. Questo film non è noioso. C'è da aggiungere. Questo film è inutile. E questa cosa non si può evitare di dirla. Non è che non ci sia di peggio, eh, chiariamo. Però guardandolo si ha la netta sensazione che manchi costantemente qualcosa. Tu stai lì coi piedi sul tavolino e la tua brava sigaretta tra le dita, hai il bravissimo posacenere appoggiato sulle gambe incrociate e tutto quello che desidereresti sarebbe far schizzare via il posacenere in un guizzo di trasporto dato dalla pellicola. Non perché te lo aspetti, solo perché è quello che vorresti da una meravigliosa pellicola. E sta lì a vedere Cella 211 e dici "ecco, mo succede... no no... mo vedi... sta succedendo... aspe'... ecco... mo succede...". Non succede. Dopo un po' ti rendi conto che non ti devi preoccupare, non avrai guizzi, il posacenere sta benissimo dove sta. Il film manca di quel qualcosa. È un Cornetto Algida senza la coda con il pezzone di cioccolato. Quindi una esperienza terribile perché tu la coda la vuoi, sai che ci dovrebbe essere e non c'è. Si può facilmente provare la stessa sensazione facendosi una sega senza venire.

    MavE

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