giovedì 21 gennaio 2010

Il Salto

Sola ed impaurita, guardò il proprio interlocutore cercando di scrutare al di là di quegli occhi freddi ed impassibili. Si convinse di avere di fronte un burattino. Chiuse gli occhi e per un istante le sembrò di sprofondare nell’oscurità di una notte senza stelle. Rimase a crogiolarsi in quella sensazione di vuoto che la circondava per pochi, interminabili istanti. Fu pervasa dalla sensazione di cadere ma la consapevolezza di non potersi ferire. La sua immaginazione le concesse il potere di decidere il posto in cui si trovava: campagne sconfinate intervallate da piccoli e grandi laghi. Un luogo dove l’uomo non aveva avuto modo di compiere le proprie efferate scelleratezze. Continuò a precipitare verso un terreno che non avrebbe mai raggiunto. Poté sentire il vento che si agitava intorno a lei, poté deciderne l’intensità. Poté decidere da che parte cadere, verso il cielo o verso la terra. In quel minuscolo spazio in cui era relegata la sua immaginazione poté sfruttare completamente la sua eredità in quanto figlia di Dio. Riaprì gli occhi ed il suo mondo si sgretolò, la gravità riprese il suo verso originario ed i suoi piedi poterono distinguere chiaramente il terreno sotto di lei. L'uomo cambiò la maschera sul volto con una di indignazione. I suoi occhi erano sempre impassibili, non lasciavano trasparire alcuna emozione. Pensò che probabilmente le era stata rivolta una domanda durante il suo viaggio, ma lei in quel momento era troppo distante per ascoltarlo. Sorrise. Conosceva le conseguenze del suo comportamento. Fece un passo indietro, sentì il legno scricchiolare al suo lieve passaggio. L’espressione della persona che aveva di fronte mutò nuovamente. Stavolta indossava una maschera di rassegnazione. Avrebbe voluto strappargli via quegli occhi dal volto. Fece un altro passo indietro. Il legno emise un altro flebile sospiro. Si voltò di scatto e si fermò ad osservare il cielo terso e le montagne stagliate sull’orizzonte. Era lì che si trovava solo qualche istante prima. Ne fu sicura. Riconobbe il paesaggio che la circondava e si domandò se lui la stesse ancora osservando con i suoi occhi spenti. Un altro passo avanti. Era ormai alla fine del suo breve percorso. Guardò verso il basso. I suoi piedi nudi si spostarono ancora di qualche millimetro per trovare la posizione ideale. Inspirò profondamente e chiuse gli occhi ancora una volta. Era circondata dal vuoto e dal silenzio. Anche se non era l’atteggiamento giusto, sapeva che questo lo faceva irritare. Sentì l’aria fredda del mattino lacerarle i polmoni. Ripeté il gesto più volte, finché l’unica cosa che sentì fu il suo respiro regolare. Non c’era più nessuna voce, nessuno che la guardava. C’era solo lei. E il vuoto.

Senza riaprire gli occhi, costrinse il proprio corpo a reagire a degli stimoli ben definiti. I suoi muscoli risposero all’istante e senza causare problemi. Si sentì leggera come una piuma mentre il vento tagliente diventò sempre più acuto intorno a lei. Stava di nuovo precipitando nel vuoto. Poté immaginare il suolo sotto di lei. Non riaprì gli occhi, volle che tutto fosse così come l’aveva creato nella sua mente. Il tempo perse di significato. Stava semplicemente volando. Il tocco freddo dell’acqua la riportò ancora una volta alla realtà. I suoni tornarono ad invadere la sua testa, ovattati. Riaffiorò lentamente in superficie e riaprì gli occhi. Il cielo era limpido, il sole alto e caldo.

Il trampolino da cui aveva iniziato il suo volo le sembrò così lontano… suo padre continuava a guardarla dall’alto con il suo sguardo freddo e distaccato. In fondo, lei sapeva che quello sguardo tradiva effettivamente i suoi reali sentimenti. Ma le dava la carica pensare che non fosse così. Dalla maschera soddisfatta capì di aver rispettato le sue aspettative. Il suo corpo divenne perfettamente rilassato. Lo Lasciò galleggiare sull’acqua e rimase ad osservare il cielo. Adorava quelle sensazioni. La facevano sentire viva, in grado di volare anche senz’ali, in grado di governare perfettamente il proprio corpo. Per pochi istanti, la facevano sentire in perfetta sintonia con l’intero universo. Sorrise al pensiero che la prossima volta migliaia di persone l’avrebbero vista. Sperò soltanto di riuscire a trasmettere almeno alla metà di loro la splendida sensazione di un salto nel vuoto.

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