lunedì 25 gennaio 2010

Frammenti di Memoria - Parte III

Silenzio. 
Ogni cosa sembra acquistare una volontà propria, quando nessuno parla. Gli oggetti sembrano animarsi, muoversi, parlare tra loro, in una cacofonia che normalmente non si riesce a sentire. Le lampade bisbigliano qualcosa di incomprensibile, frasi che comprendono la conoscenza del mondo che le circonda, di come sono fatte e di come si nutrono, come vivono e come muoiono. Si dicono tutto, quando nessuno parla. Hanno tanto da raccontare, riguardo il modo in cui ogni volta sono costrette a svegliarsi, a lavorare senza sosta, finché la notte non diventa troppo fitta e loro possono trovare riposo. Parlano per passare il tempo, parlano per comunicare le proprie intenzioni, i progetti ed i sogni. Parlano per ingannare il tempo, affinché la noia non prenda il sopravvento. È un flebile ronzio, ma parlano più di noi. 
I rubinetti delle stanze qui a fianco non la smettono mai. Ripetono sempre la stessa cosa, ad intervalli regolari. Scandiscono il tempo a modo loro, lo squarciano e lo affettano nelle dimensioni che preferiscono. In questo modo lasciano che anche tu cada nella loro visione del mondo, fanno sì che il tempo scorra diversamente anche per te, diventano il punto di riferimento del tuo udito, riempiendo per brevi, intensi istanti il silenzio che mi circonda. Sono sicuri di sé, convinti di ciò che affermano, pronti a ripeterli all'infinito, senza cedere. Testardi, boriosi ed ottusi. 


Il silenzio è l'apoteosi della soave sinfonia dell'universo. 


Ogni singola particella avanza il proprio diritto, ogni cosa grida al massimo delle sue possibilità. Gridano di gioia, di dolore, di stanchezza o di fatica. Gridano come facciamo noi, ma lo fanno solo nel silenzio. Gridano al punto da riempire il silenzio, gridano finché possono, finché qualcosa non interrompe il loro idillio. Gridano, non si fermano. Non riesco più a fermarlo, sta diventando assordante. 


Il silenzio è la cacofonica rappresentazione del mondo. 


Le foglie, dalla strada, vogliono far conoscere al mondo la propria condizione, abbandonate al vento, al freddo, al caldo eccessivo. Sono fedeli alla propria posizione, non abbandonerebbero mai il posto in cui si trovano. Vogliono semplicemente parlare, dare gloria a chi le ha create, convincere tutti che, in fondo, si sta meglio quando si è ben piantati al suolo, senza troppe pretese, evitando di intromettersi nelle faccende altrui. Anche loro rimangono delle proprie convinzioni, è praticamente impossibile far cambiare idea a qualcosa che non sia un essere umano. Come le foglie, anche noi spesso ci pavoneggiamo, testardi, proclamando il nostro stile di vita, tentando di convincere a voce alta che è l'unico modo corretto di vivere. Come le foglie, cadiamo inesorabilmente verso la terra. E solo a quel punto ci congiungiamo realmente con essa, comprendiamo la natura delle cose, la verità riguardo questo mondo e l'altro. Ma a quel punto probabilmente è troppo tardi, ormai non è più possibile risalire sull'albero da soli. 


Il silenzio è la presenza del nulla, il vuoto ripieno di colori, luci ed ombre che si mescolano in un dipinto grottesco. 


Il sangue è quello con la voce più sottile e penetrante, in questo quadro. Sta scorrendo, inesorabile, e non accenna a trovare riposo. È lento. Terribilmente lento. Sembra che ogni istante duri un'eternità. La sua voce è cupa, ma rassicurante. Serpeggia attraverso le fessure del terreno, attraverso le foglie morte, l'erba e la Terra stessa. È lucente, vivo. Racconta della sua vita, di come è nato e di come stia morendo. Non è impaurito. Non vede altro che una nuova strada che si apre dinanzi al buio, una lampada accesa che gli indica il cammino da seguire. È calmo, tranquillo, pacato, sereno. Sta passando proprio davanti ai miei occhi in questo momento. Piange, ma allo stesso tempo sorride. È consapevole quanto me che di ciò che sta per accadere. Ma riesce a tranquillizzarmi, con il suo modo di fare. Non ha alcuna fretta di giungere alla fine della sua strada, perché sa benissimo cosa c'è. Non ha fretta, perché sa che potrà finalmente riposare dopo questa fatica. 


Il silenzio è quando l'oscurità è già piena intorno a te, e non te ne accorgi.

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